Statista portoghese. Ambasciatore a Londra (1739-45) e a Vienna (1745-50), nel
1750, morto re Giovanni V, fu nominato ministro degli Esteri, assumendo subito
dopo la direzione della politica del nuovo re, Giuseppe I. Adottò sino
alla morte del re, nel 1777, una linea politica riformatrice che perseguì
per quasi 30 anni, con iniziative spettacolari, che però non incisero
profondamente nel tessuto economico-sociale del Paese. Durante il suo Governo,
egli detenne un potere assoluto, intraprendendo una politica tesa a rafforzare
il controllo statale su ogni settore economico, per aumentare le entrate. Uomo
di grande coraggio ed energia, non esitò ad attaccare immediatamente la
Chiesa che soffocava la vita economica e lo sviluppo culturale del Paese.
Stipulò il trattato per la delimitazione delle frontiere tra Spagna e
Portogallo (1750) che, tra l'altro, stabiliva l'acquisizione di una vasta zona
del Paraguay alla sovranità spagnola. Al trasferimento si opposero i
Gesuiti, che in quei territori avevano la loro missione più importante.
Ebbe così inizio un aspro contenzioso che oppose il ministro portoghese
ai Gesuiti accusati di costituire una potente istituzione governativa che
sfruttava gli indiani come schiavi e mirava ad acquisire sempre maggiore potere.
Nonostante le critiche generalizzate al suo atteggiamento di intolleranza,
riuscì, in seguito a un fallito attentato contro Giuseppe I (settembre
1758), a ottenere l'espulsione dei Gesuiti, e la confisca dei loro beni,
accusandoli di complicità. Il collegio gesuitico di Lisbona fu
trasformato in un collegio laico e all'università di Coimbra fu
introdotto l'insegnamento delle Scienze naturali, dopo che egli si era assunto
personalmente l'incarico di ristrutturare i corsi di studio. Contemporaneamente
P. si rivolse contro la nobiltà più conservatrice, avviando
una vasta azione di riforma della struttura amministrativa dello Stato, abolendo
varie cariche inutili e costose. Semplificò, inoltre, il sistema
giudiziario, riorganizzò l'esercito, sviluppò la Marina militare,
incoraggiò il commercio e cercò di favorire lo sviluppo
dell'industria, attraverso l'intervento diretto dello Stato nelle manifatture.
L'avvio di una vera e propria Rivoluzione industriale venne però
ostacolato dalla scarsità di capitali da investire e dalla mancanza di
una forte classe media, così che la sua opera legislativa non fu in grado
di incidere profondamente nel tessuto economico del Paese, anche se nel giro di
pochi anni il Portogallo, che all'inizio del XVIII sec. appariva come il Paese
più retrogrado dell'Europa occidentale, andò proponendosi come il
più avanzato sulla strada dell'assolutismo illuminato. Nel 1770 fu creato
marchese. Alla morte di Giuseppe I, con l'ascesa al trono, da lui osteggiata,
della figlia Maria, rassegnò le dimissioni (1777), ritirandosi a vita
privata. Dopo il suo ritiro subì accuse di peculato e di tirannia. Fu
processato, riconosciuto colpevole e mandato in esilio, mentre la sua politica
riformatrice venne smantellata dalla nuova sovrana (Lisbona 1699 - Pombal,
Coimbra 1782).